Cosimo Golizia
“Un percorso impegnativo per la creazione di una figura professionale”
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una crescita esponenziale di eventi emergenziali, alcuni dei quali hanno avuto conseguenze catastrofiche in termini di perdite di vite umane e di entità dei danni.
Una serie di eventi che hanno evidenziato la condizione di particolare fragilità del territorio nazionale. La complessità territoriale del nostro Paese, soggetto ad una grande varietà di rischi, ha reso necessaria l’istituzione di un sistema di Protezione Civile in grado di assicurare in ogni area la presenza di risorse umane, mezzi e capacità operative pronte ad intervenire rapidamente in caso di emergenza, ma anche di operare per prevenire e, per quanto possibile, prevedere eventuali disastri.
Inoltre, negli ultimi decenni è stato avviato, sempre in ambito di Protezione Civile, un percorso impegnativo per la creazione di una nuova figura professionale in grado di svolgere funzioni di supporto alle competenti autorità locali in caso di emergenza, in grado di esaminare e predisporre piani di emergenza, svolgere attività di consulenza e orientamento nei confronti degli enti ed organizzazioni interessate.
Si è voluto per l’appunto toccare le tappe fondamentali del percorso che ha portato all’istituzione della figura del Disaster Manager in Italia.
L’accelerazione del numero di eventi calamitosi che interessarono il nostro Paese posero l’attenzione generale sulle tematiche di Protezione Civile. Finalmente iniziava ad emergere una coscienza comune sensibile e desiderosa di porre uno sguardo ai problemi, che potevano essere mitigati o evitati iniziando ad analizzare e progettare misure non strutturali e destinare, anche, risorse per gli interventi strutturali necessari a realizzare misure di prevenzione.
Questa tanto attesa nuova cultura per dare i dovuti risultati, doveva, però, garantire affidabili e giusti riscontri, basandosi su una capillare e sistematica analisi delle situazioni di rischio per la definizione dei provvedimenti finalizzati a ridurre il più possibile le conseguenze dannose di eventi calamitosi.
Per queste ragioni nel dicembre del 1994, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, l’On. Ombretta Fumagalli Carulli, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alla Protezione Civile, istituì un apposito ufficio “Disaster management”, nell’ambito dello stesso Dipartimento, che consisteva principalmente nella gestione dei rischi antropici e naturali.
In tale management il Disaster Manager doveva effettuare corrette analisi dei rischi ambientali e territoriali, in quanto fattori critici nella gestione delle emergenze.
Certamente doveva disporre di dati affidabili, che avrebbero disegnato un quadro completo dello stato ambientale, rappresentando così il punto primario per la gestione di un’emergenza, poiché consentiva di prevedere in anticipo ogni aspetto della crisi, coordinando al meglio gli sforzi. Questa complessa attività era anche conosciuta come la gestione delle catastrofi.
Il suddetto Management era composto, inizialmente, da un primo nucleo di persone esperte nella gestione delle emergenze e nella organizzazione delle operazioni, sia a livello centrale che periferico e finalmente si poteva dire che, anche, i disastri ambientali avevano i loro manager.
Al suddetto nucleo si aggiunse via via altro personale, che presso il Centro Polifunzionale di Protezione Civile di Castelnuovo di Porto (Roma), svolsero corsi specifici di addestramento e riqualificazione, che comprendevano la formazione nella previsione, prevenzione, pianificazione dei rischi, gestione e superamento dell’emergenza.
A questa “rivoluzione” culturale presero parte tutte le componenti e strutture dello Stato, Regioni, Province e Comuni con precisi compiti di immediata attivazione in funzione di supporto delle Autorità locali in caso di grave emergenza, di esame dei piani provinciali di emergenza, ed infine, di attività di consulenza e orientamento per Prefetti, Sindaci, Regioni e Province.
È evidente che i risultati oggi raggiunti in termini di qualità e preparazione tecnica, sono frutto di un lungo lavoro, avviato e voluto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile a partire dal 1995 con un metodo unico di insegnamento e in aule accentrate in un unico luogo.
La professionalità che si acquisiva in tali corsi di formazione manageriale era molto alta, in quanto incentrati sulla tecnicità e scientificità degli argomenti applicati alle attività di Protezione Civile. Il ruolo dell’aula per quella formazione manageriale ebbe una funzione importante, in quanto i corsisti si uniformarono al contesto, stringendo amicizie, formando gruppi di lavoro, scambiando informazioni e intrecciando culture e metodologie operative diverse.
L’integrazione era completa e il linguaggio diveniva univoco, cosa molto importante in quanto gli “allievi” sarebbero diventati, domani, protagonisti nell’ordinarietà, ma in particolar modo nell’emergenza, quando il capirsi sulla metodologia di intervento, nel momento della crisi, diveniva fondamentale.
Risultava però evidente la necessità di un cambio di passo nei modi di gestione delle tradizionali lezioni, infatti, oggi, in considerazione della provenienza dei corsisti, nei corsi destinati al Disaster Management, da ogni luogo e ambito della società (studenti, professionisti, strutture operative, enti/amministrazioni ecc.), si è giunti ad un ruolo di aula moderno, supportati anche dai moderni elementi tecnologici avanzati.
Quindi la forma innovativa che si usa è quella di dedicare l’80% del tempo all’esperienza, all’allenamento sulle competenze critiche, mentre il 20% del tempo rimanente è dedicato alle istruzioni operative e al commento delle prestazioni.
Oggi si utilizzano sempre più metodi attivi, non per questo la dimensione del fare prevale su quella del pensare, al contrario le metodologie attive come simulazioni e simulatori, role play, giochi didattici, project work aiutano a pensare in modo migliore per poi fare meglio.
Si riesce in questo modo a sviluppare una formazione progettuale, di taglio consulenziale, con project work individuali e collettivi finalizzati a proporre progetti concreti, idee di miglioramento, veri e propri laboratori di innovazione continua, creando così nuova visibilità e interesse per il momento formativo.
Tutto ciò aumenta il numero dei corsisti perché invogliati dalle nuove metodologie formative e dal nuovo processo formativo, che non è più basato sull’ascolto ma sul vedere e sul fare.
Certamente il percorso formativo, dei nuovi Disaster Manager, dovrà essere sostenuto dal periodo operativo, ma per questo, purtroppo, ci saranno i momenti in cui, per forza di cose, si dovrà applicare la teoria alla pratica.
Oggi, il Disaster Manager è il professionista delle attività di Protezione Civile in possesso delle conoscenze, abilità e competenze, tali da consentire il supporto alle decisioni per la gestione manageriale delle attività connesse alla previsione e alla prevenzione e, sia alle attività proprie di gestione e di superamento delle emergenze derivanti da avvenimenti calamitosi dovuti ad eventi naturali o antropici, in funzione del grado di complessità dell’evento catastrofico e dell’organizzazione per la quale presta la sua opera.
Tutto ciò scaturisce dal percorso svolto, con tanto impegno e professionalità da parte del gruppo di lavoro, che ha operato nell’ambito della Commissione UNI “Sicurezza della Società e del Cittadino”, che ha portato, la suddetta commissione a fissare nel 2016 la norma UNI 11656, che per la prima volta, in Italia e a livello internazionale, stabilisce i requisiti di competenza, abilità e conoscenza, necessari affinché il Disaster Manager possa vedere riconosciuta la propria professione da organizzazioni di terza parte, come stabilito dalla Legge n. 4/2013.
Il Disaster Manager quindi risulta una figura trasversale, sia in termini di provenienza professionale e/o ordinistica, sia in termini di settori di interesse lavorativo.
Questo deve essere visto come un arricchimento, poiché le competenze da mettere in campo in questo settore, richiedono necessariamente un approccio multidisciplinare e una spiccata capacità da parte del Disaster Manager di sintetizzare direttive e problematiche complesse, giungendo ad efficaci e tempestive risposte ai problemi generati o generabili da una crisi.
Si intuisce che per gli Enti Territoriali e Locali avere nel proprio organico un professionista, come il Disaster Manager certificato, significherebbe poter contare su figure di alta professionalità idonee a rivestire ruoli chiave nelle attività di protezione civile dello stesso Ente/Amministrazione.
Requisiti e competenze della figura professionale
“Analisi dei contenuti della normativa vigente e dei requisiti richiesti per i tre livelli del profilo di Disaster Manager”
Pubblicata il 17 novembre 2016, la Norma UNI 11656:2016 definisce i requisiti relativi all’attività professionale del Disaster Manager, ossia del professionista della Protezione Civile.
La norma, dal titolo: “Attività professionali non regolamentate – Professionista della Protezione Civile (Disaster Manager) – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”, è stata messa a punto da un gruppo di lavoro operante nell’ambito della Commissione UNI “Sicurezza della Società e del Cittadino”.
Essa delinea tre livelli del profilo di Disaster Manager in funzione dei contesti organizzativi di diversa complessità e/o di attività nei quali opera.
Nel corso di tale relazione si sono analizzati i contenuti della sopracitata norma, ponendo particolare attenzione ai requisiti ed alle competenze della figura professionale del Disaster Manager in Italia.
Il Disaster Manager è il professionista delle attività di Protezione Civile in possesso delle conoscenze, abilità e competenze, tali da consentire il supporto alle decisioni per la gestione manageriale delle attività connesse alla previsione e alla prevenzione e, sia alle attività proprie di gestione e di superamento delle emergenze derivanti da avvenimenti calamitosi dovuti ad eventi naturali o antropici, in funzione del grado di complessità dell’evento catastrofico e dell’organizzazione per la quale presta la sua opera.
Con la norma UNI 11656, per la prima volta, in Italia e a livello internazionale, sono stati normati i requisiti di competenza, abilità e conoscenza, necessari affinché il Disaster Manager possa vedere riconosciuta la propria professione da organizzazioni di terza parte, come stabilito dalla Legge n. 4/2013.
Nello specifico, con la sopracitata norma, vengono delineati tre Livelli del profilo del Disaster Manager in funzione dei contesti organizzativi di diversa complessità e/o di attività nei quali opera.
A seconda del Livello il Disaster Manager deve essere in possesso di conoscenze, abilità e competenze specifiche, in termini di:
- Abilità, cioè capacità di applicare conoscenze per portare a termini compiti e risolvere problemi;
- Conoscenze: risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento;
- Competenze: comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale, esercitabile con un determinato grado di autonomia e responsabilità, relative alle seguenti fasi del processo: previsione e prevenzione dei rischi, preparazione all’emergenza, gestione dell’emergenza, valutazione post emergenza.
Per la prima volta, oltre alle capacità e abilità indicate nella norma UNI 11656/2016, viene data ampia importanza, anche, alle competenze trasversali, a seconda dei livelli individuati, intese come una pluralità di doti professionali e personali che completano le specifiche attitudini richieste.
Queste competenze trasversali sono l’insieme di qualità professionali in termini di conoscenze, abilità, doti professionali e personali, atteggiamenti espressi nel contesto che vengono raggruppate in 4 aree di competenza.
All’interno di ciascuna area sono indicate le capacità specifiche che il Disaster Manager di I, II e III Livello deve avere e dimostrare di possedere. Sono le cosiddette “soft skill”, cioè l’insieme di abilità e capacità trasversali che riguardano il “saper essere” e la dimensione emotiva e affettiva delle relazioni e dei comportamenti.
Appare evidente sottolineare che nelle attività di Protezione Civile e specialmente durante la gestione dell’emergenze, derivanti da eventi calamitosi, è molto importante la capacità decisionale per i tempi ristretti in cui bisogna prendere decisioni con carichi di responsabilità molto elevati.
Rilevante è anche la capacità di interpretare diversi stili di leadership, a seconda della situazione che si va delineando; infine è fondamentale che il Disaster Manager abbia una grande capacità di adattamento durante il lavoro in emergenza, di resistenza allo stress e di flessibilità mentale.
Nel corso della relazione si è ritenuto di esaminare il processo di formazione, nonché il riconoscimento del titolo professionale.
Ai sensi della Legge 4/2013, tramite la conformità della qualifica professionale alla norma UNI 11656/2016, il primo step prevede che sia l’associazione professionale ad attestare l’attività professionale esercitata dai soci attraverso il rilascio o il rinnovo di attestato dell’attività non regolamentata – professionista della Protezione Civile (Disaster Manager).
Gli attestati ottenuti presso le varie associazioni professionali, nei periodi formativi, rappresentano requisiti essenziali e oggetto di esame per ottenere la certificazione inerente la figura del Disaster Manager per il conseguimento della certificazione di I, II e III Livello.
Il socio in possesso di codesto attestato è riconosciuto dall’associazione professionale come figura in grado di svolgere attività di coordinamento nelle funzioni di supporto alle competenti autorità locali in caso di emergenza, in grado di esaminare e predisporre piani di emergenza, svolgere attività di consulenza e orientamento nei confronti degli enti e delle organizzazioni interessate alle diverse attività di Protezione Civile.
Le certificazioni di conformità alla “norma tecnica” riguardante l’esercizio della professione, vengono rilasciate da un organismo accreditato dall’ente unico nazionale di accreditamento, che in Italia è ACCREDIA.
Tale Organismo di certificazione che ha il compito di individuare lo schema per certificare la figura del Disaster Manager, secondo la norma tecnica UNI 11656/2016, fornisce indicazioni alle associazioni professionali interessate in merito ai requisiti necessari per
essere ammessi al processo di certificazione ed alle modalità operative adottate per le attività di valutazione dei candidati.
Nonché indicazioni riguardanti le modalità di rilascio, mantenimento, rinnovo, sospensione e annullamento della certificazione della figura professionale del Disaster Manager.
Una volta superato l’esame di certificazione e le verifiche del possesso dei requisiti richiesti, il candidato viene iscritto, dall’Organismo certificatore, in un apposito Registro/Elenco.
Ai fini di una corretta informazione, a coloro i quali intendessero avviare l’iter per la certificazione, è importante ricordare che la Legge 4/2013, agli articoli 6 e 9, prevede anche la possibilità per il singolo professionista, iscritto o meno ad una associazione, di ottenere, da un organismo accreditato dall’ente unico nazionale di accreditamento, la certificazione di conformità ad una “norma tecnica” relativa all’esercizio della professione.
Nel contesto della presente relazione si è voluto evidenziare quali sono i requisiti di ammissione per la certificazione di Disaster Manager.
Infatti per richiedere l’ammissione all’esame di certificazione, secondo quanto stabilito dalla norma UNI 11656/2016, il candidato Disaster Manager deve essere in possesso dei requisiti minimi e in base al Livello professionale richiesto:
- essere in possesso di Laurea di I livello di una classe che includa discipline almeno in parte afferenti alle conoscenze del Disaster Manager (o riconoscimenti equipollenti)(I e II Livello);
- essere in possesso di Laurea di II livello di una classe che includa discipline almeno in parte afferenti alle conoscenze del Disaster Manager (o riconoscimenti equipollenti) (III Livello);
- aver frequentato un Corso di formazione in Disaster management avente per argomento temi di protezione civile, erogato da una componente o una struttura operativa di cui alla Legge 225/1992, Enti di formazione accreditati, Università, Associazioni professionali di cui alla legge 4/2013, afferenti al settore della protezione civile, Ordini, Collegi, Consigli Nazionali ed altri enti autorizzati all’erogazione della formazione continua come per legge di durata pari ad almeno 360 ore.
Il candidato richiedente la certificazione, in base al livello professionale richiesto, deve anche dimostrare di:
- aver svolto il ruolo di Disaster Manager per almeno 4 anni continuativi nell’ambito della Protezione Civile, nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile (I Livello);
- aver svolto il ruolo di Disaster Manager per almeno 8 anni continuativi nell’ambito della Protezione Civile, nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile (II Livello);
- aver svolto il ruolo di Disaster Manager per almeno 12 anni continuativi nell’ambito della Protezione Civile, nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile (III Livello).
Qualora il richiedente la certificazione sia in possesso di titolo di studio quale la Laurea di II livello di una classe che includa discipline almeno in parte afferenti alle conoscenze del Disaster Manager, si applicano i seguenti requisiti in termini di esperienza professionale:
- Disaster Manager di I Livello: il periodo complessivo di esperienza professionale si riduce a 2 anni;
- Disaster Manager di II Livello: il periodo complessivo di esperienza professionale si riduce a 6 anni.
Allorché il richiedente la certificazione sia in possesso di titolo di studio quale la Laurea di I livello di una classe che includa discipline almeno in parte afferenti alle conoscenze del Disaster Manager, si applicano i seguenti requisiti in termini di esperienza professionale:
- Disaster Manager di III Livello: minimo 16 anni di esperienza professionale continuativa di Protezione Civile nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile.
Nel caso che il richiedente la certificazione sia in possesso di titolo di studio quale il Diploma di Scuola Media Superiore, si applicano i seguenti requisiti in termini di esperienza professionale:
- Disaster Manager di I Livello: minimo 8 anni di esperienza professionale continuativa di Protezione Civile nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile;
- Disaster Manager di II Livello: minimo 12 anni di esperienza professionale continuativa di Protezione Civile nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile;
- Disaster Manager di III Livello: minimo 20 anni di esperienza professionale continuativa di Protezione Civile nel privato, anche come consulente, e/o in organismi pubblici di Protezione Civile.
Cosimo Golizia