PRIMA PARTE
Eventi calamitosi quali terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni, frane, nubifragi, mareggiate o valanghe non sono solo parte della storia più recente. Nella sua tesi di laurea Marina Gagliardi analizza l’evoluzione della macchina dei soccorsi nel nostro Paese attraverso le prime significative testimonianze storiche
In Italia si parlò per la prima volta di Protezione civile nel 1970. Tuttavia, una curiosa notizia l’abbiamo acquisita di recente dallo storico militare, Ing. Flavio Russo, nel suo libro “79 d.C., rotta su Pompei. La prima operazione di Protezione civile”, presentato dal Prefetto Franco Gabrielli, dove ci sorprende sapere che il vero precursore della Protezione civile fosse stato Plinio il Vecchio, morto mentre prestava soccorso con le sue navi militari durante l’eruzione dei vulcani di Pompei ed Ercolano. Plinio il Giovane decanta le sue gesta in una famosa lettera a Tacito: “Grazie ad una disperata richiesta di soccorso da parte di una matrona romana, Rectina, rivolta attraverso un piccione viaggiatore o una linea di segnalazione a terra della marina, Plinio il Vecchio riuscì a trarre in salvo duemila persone con le sue quadriremi militari,uniche vie di salvezza”.
Il decreto di Lotario II documenta l’esistenza del servizio antincendi già nel 584 d.C., compiuto dalle guardie notturne addette a prevenire ed estinguere gli incendi, istituito dal Re dei Franchi. Nello stesso ‘Principe’, il Macchiavelli, nel 1500, sollecita l’azione umana a mettere in atto “provvedimenti, realizzando, “nei tempi quieti, ripari ed argini”, finalizzati a contenere dei “fiumi rovinosi”. Il Macchiavelli anticipa già il ‘concetto moderno della prevenzione in Protezione civile’. Nel 1600 – 1700 si ebbe notizia dell’istituzione del Corpo di Pompieri per il Servizio antincendio, supportati da guardie notturne e da operai specializzati, nobili o comandanti militari.
Prima dell’Unità d’Italia, ogni Stato aveva la sua organizzazione dei soccorsi: tuttavia, in ogni emergenza significativa, il Governo centrale si attivava per nominare un Commissario con poteri eccezionali (come avvenne per il terremoto in Sicilia nel 1693 e in Calabria nel 1783). Già lo Stato Pontificio aveva le norme antisismiche, insieme al Regno delle due Sicilie e al Ducato di Mantova.
A nord esisteva, da qualche tempo, una buona cultura ingegneristica, tanto che furono emanate specifiche norme, incentivate dall’alluvione di Roma del 28 dicembre 1870, ben descritto dal Prof. Mario Aversa nella sua opera‘28 dicembre 1870, la prima alluvione di Roma capitale- 2013’, a cura di Emanuela Guidoboni e Gianluca Valensise (prima edizione dicembre 2013 – Bononia University Press, casa editrice dell’Università di Bologna). Il disastro, che colse di sorpresa la popolazione, fu causa di un’inettitudine dimostrata dallo Stato Pontificio, disattento alle azioni di prevenzione durante la regimazione del corso del Tevere. Le truppe dell’Esercito prestarono i primi soccorsi, proprio a due mesi dalla conquista di Roma. Da lì si comprese quanto fosse importante diffondere le prime misure di cura del territorio in tutto lo Stato Italiano e, dopo l’Unità d’Italia, si costituì una Commissione di studi il cui lavoro, con Giuseppe Garibaldi, si concretizzò nella costruzione di argini di contenimento e muraglioni ancora visibili lungo le sponde del Tevere.
Un altro evento significativo fu il terremoto di Casamicciola (nell’Isola di Ischia), la sera del 28 luglio 1883, nel quale intervennero le Autorità militari di Napoli. Sulla scia di questa nuova emergenza, si concretizzò un’ulteriore evoluzione: nel Ministero dei Lavori Pubblici, fu istituita la Commissione per le prescrizioni edilizie, che doveva occuparsi di calamità sismiche. Il 1905 fu interessato dal terremoto di Nicastro (CZ) con distruzione di tutto il centro abitato e la conseguente edificazione di un nuovo centro urbano in altro sito. A seguito di ciò, furono emanate dal Ministero dei Lavori Pubblici, norme orientate a ripristinare le strutture dai danni provocati da terremoti, frane, alluvioni ed eruzioni vulcaniche.
Il 1907 il terremoto di Ferruzzano (RC) del 23 ottobre, vide con molto ritardo i soccorsi e, per anni, la popolazione abitò in baraccopoli. Dopo questo terremoto, presso la Direzione generale del Ministero del Tesoro fu inserito l’Ufficio Speciale competente della ‘Beneficienza romana’.
Un nuovo terremoto colpì Reggio (in Calabria) e Messina (in Sicilia) il 28 dicembre 1908 alle cinque del mattino: dopo i primi soccorsi arrivati alle otto, Giolitti ricevette il primo telegramma a Roma alle 17.25 e convocò il Consiglio dei Ministri d’urgenza, per la gestione dell’emergenza, alla quale furono autorizzati a partecipare forze come: la Marina Militare, l’Esercito, i Lavori Pubblici, le Unità da guerra francesi, tedesche, spagnole e greche, la Croce Rossa e l’Ordine dei Cavalieri di Malta. Fu nominato anche un Commissario Straordinario. A seguito di questa catastrofe, fu compiuto un ulteriore passo avanti nell’evoluzione normativa. Presso il Ministero dei Lavori Pubblici, fu impiantata la Direzione Generale dei Servizi Speciali, composta da due distinte Divisioni: una per la riparazione di strade, frane e condotte d’acqua e l’altra per le opere di bonifica e di riparazione di danni provocati dal terremoto del 1908. Nel 1913 furono consolidati i centri abitati, a seguito di nubifragi e fenomeni sismici.
Il 13 gennaio 1915 fu interessato dal terremoto della Marsica ad Avezzano, avvenuto alle 6.52 e già alle 7.48 il pro-sindaco di Tagliacozzo trasmise un telegramma al Ministero dell’Interno. In tarda serata, all’Aquila e da Roma, si mobilitarono i soccorsi, che giunsero ad Avezzano all’alba del giorno dopo. Aiuti concreti arrivarono anche dalla Legione dei Carabinieri di Roma, dai reparti dell’Arma e da altri nuclei militari, i quali si ripartirono i compiti tra le diverse aree della città. Furono nell’imminenza evacuati i feriti, una volta intraprese le prime cure presso i reparti della Sanità Militare e della Croce Rossa, e furono trasferiti, tramite ferrovia, gli ospedali di Roma e Provincia.
Una prima divisione del Ministero dei Lavori Pubblici presso il Ministero del Tesoro, ebbe il compito di erogare sussidi urgenti a seguito del terremoto della Marsica. Fu rafforzata, inoltre, la Direzione Generale dei Servizi Speciali presso il Ministero dei Lavori Pubblici. La prima legge sul soccorso fu il Regio decreto n. 1915 del 2 settembre 1919 ‘Ordinamento dei servizi di pronto soccorso in occasione dei terremoti’,che rimase limitato nella sua applicazione ai soli terremoti e che fu istituito successivamente all’evento sismico del Mugello del 29 giugno 1919, a causa della mancanza dell’immediato soccorso da parte dell’esercito, sopraggiunto la mattina del giorno dopo. Solleciti furono invece gli interventi della Croce Rossa Italiana e della Misericordia di Firenze. L’Autorità responsabile della direzione e del coordinamento dei servizi di soccorso in occasione dei terremoti fu il Ministero dei Lavori Pubblici: tutte le autorità civili, militari e locali erano alle sue dipendenze.
La prima vera evoluzione avvenne dopo il disastro provocato dalla diga di Gleno, con l’estensione della legge anche a fenomeni di altra natura come previsto dal Regio decreto n. 2389 del 9 dicembre 1926 ‘Disposizioni per i servizi di pronto soccorso in caso di disastri tellurici o di altra natura’. Fu confermato il Ministro dei Lavori Pubblici responsabile e titolare della direzione e del coordinamento dei soccorsi, con il suo braccio operativo, il Genio civile. Nacque l’Unione Internazionale di Soccorso. Nonostante il fatto che stesse maturando una prima forma di apertura a livello internazionale, nel 1926, con l’avvento del Fascismo, furono aboliti i sindaci dei Comuni, quali rappresentanti direttamente votati dal popolo, già presenti prima dell’Unità d’Italia e furono sostituiti dai Podestà, designati invece dal Governo, che avevano durata in carica di cinque anni. Furono soppresse anche le libere associazioni, facendo restare in piedi soltanto la Croce Rossa. La prima importante emergenza affrontata durante la nuova legge del 1926 fu il Terremoto del Vulture, in Irpinia, nel 1930, che provocò 1.425 morti. I primi soccorsi furono tempestivi.
Nel 1939 lo Stato unificò il servizio antincendio: furono istituiti la Direzione Centrale presso il Ministero dell’Interno e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, articolato in corpi provinciali, alle dirette dipendenze del Ministero dell’Interno. Per favorire il rafforzamento di questo apparato statale, lo Stato vietò l’insorgere di altre forme di organizzazioni antincendio e di volontariato spontaneo, costringendo i gruppi di pompieri appartenenti ai Volontari dei Vigili del Fuoco, su base comunale (Civici Pompieri) ad inserirsi all’interno del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Nel dopoguerra fu riconfermato Autorità responsabile della direzione e del coordinamento dei soccorsi il Ministero dei Lavori Pubblici, da cui dipendevano tutte le autorità civili, militari e locali. Tale Ministero aveva il compito di dedicarsi ai lavori urgenti al verificarsi di eventi calamitosi quali terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni, frane, nubifragi, mareggiate, valanghe e altre calamità naturali.
Università degli Studi di Macerata Facoltà di Scienze Politiche – di Marina Gagliardi
FINE PRIMA PARTE